Orfeo Zanforlin Allenatore Calcio

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mercoledì 6 gennaio 2010

TECNICA “ Il Portiere “




Il mercoledì del mister




Il portiere è l’elemento della squadra che ha le maggiori responsabilità in ordine all’esito finale della partita. Mentre gli altri giocatori non agiscono sotto l’assillo che un eventuale sbaglio possa risultare irrimediabile, il “numero 1” sa che ogni errore tende a produrre conseguenze catastrofiche. Egli non può scaricare la tensione nel gesto atletico e nell’agonismo, ma deve attendere con attenzione costante, anche nei lunghi tempi morti, il ravvicinamento dell’azione avversaria.
E’ fuori luogo pensare che il suo compito consista semplicemente nel parare i tiri diretti in porta: questa è certamente la ragione principale del suo ruolo, ma non è separabile da tutto un insieme di altre funzioni che ne fanno il “direttore d’orchestra” del reparto difensivo. In particolare, è chiamato a:
Determinare l’impostazione della difesa, anche con richiami a voce, soprattutto quando gli avversari battono calci piazzati;
Comportarsi come il “secondo libero” della squadra, intercettando i cross e i passaggi che arrivano nell’area di rigore e uscendo dai pali per risolvere situazioni difficili;
Decidere il modo di rinviare, a seconda delle esigenze di rallentamento;
Velocizzazione del gioco.

Le doti morali e fisiche richieste al portiere sono svariate e tutte importanti: coraggio, determinazione, autorevolezza e sicurezza di sé, concentrazione, freddezza, intuito e capacità di “leggere” il gioco, facoltà di memorizzazione delle caratteristiche degli avversari, agilità, elasticità, forza fisica, destrezza e resistenza.

La presa di posizione

Il piazzamento del portiere varia continuamente in base alla posizione del pallone. La regola generale è che dovrebbe trovarsi sulla bisettrice (ossia sulla linea mediana) dell’angolo ideale che unisce la palla ai pali della porta.Il senso della posizione distingue il buon portiere dal mediocre, ed è legato alla capacità di prevedere i possibili sviluppi dell’azione altrui. Raramente egli deve stare sulla linea di porta, perché l’avanzamento della posizione consente la riduzione dell’angolo di tiro, cioè limita lo spazio utile perché il pallone entri nello specchio della porta in conseguenza di una traiettoria rettilinea.



Le tecniche di parata
Principi generali – Bisogna cercare di mettere dietro la palla la maggior parte de proprio corpo, per evitare che essa “sfugga” tra le mani o le gambe.
Ogni volta che è possibile, i piedi e il corpo vanno portati sulla direzione del tiro: è sbagliato allungare di lato le braccia o il corpo. I portieri che si tuffano troppo, rivelano un senso della posizione poco spiccato e una propensione al protagonismo inutile e dannosa. Passi brevi e veloci, a fil di terreno, consentono di mantenere sempre il massimo equilibrio su due piedi, e di trovarsi sempre ben piazzati.

La parte delegata a ricevere il pallone va rilassata un momento prima dell’impatto per ammortizzare l’urto e facilitare il controllo della palla.


E’ meglio bloccare la palla che respingerla

La tecnica più sicura e positiva dell’azione del portiere consiste nella parata, intesa come bloccaggio del pallone.

Per arrestare palloni provenienti rasoterra, è idonea la parata a gambe distese (piedi paralleli e appena distanziati, busto e braccia che si abbassano in avanti, mani distese – a pollici in fuori e dita radenti al terreno – che afferrano la palla e la guidano sulle braccia che si chiudono sul petto) oppure in ginocchio laterale (obbligatoria quando ci si trova non sulla linea di arrivo del pallone: il ginocchio si abbassa piegato fin quasi a terra, con il piede corrispondente perpendicolare al tragitto del pallone e l’altra gamba vicina; gomiti aderenti al corpo, busto da ruotare nella direzione del pallone, mani rivolte in avanti e pollici in fuori; anche qui il pallone scorre sulle braccia e si blocca al petto).

Per palloni in arrivo dall’alto, è quasi sempre necessario uno stacco da terra, da effettuare a una gamba dopo una breve rincorsa, a due gambe sul posto. Al momento del salto, le braccia sono già protese e avanzate verso l’alto, con le palme delle mani in avanti, i pollici rivolti all’interno, le dita distese ma non rigide. La presa è energica e il pallone è accompagnato sul petto.

Per eseguire le parate in tuffo si sposta tutto il corpo verso al direzione di arrivo del pallone perché è l’unica soluzione idonea a raggiungerle. Alla fine ci si trova a terra. Esse sono di due tipi fondamentali: con strisciata, in caso di palloni a traiettoria bassa e tesa ( piegandosi prima sulle ginocchia, il portiere evita una caduta dall’alto a favore di un allungamento laterale del corpo, radente al terreno; le braccia sono distese all’infuori; la parata è a due mani, o meglio con una mano dietro e l’altra sopra il pallone, e si conclude con un rapido movimento di avvicinamento al petto della sfera) oppure a pesce, per palloni in arrivo a mezza altezza o alti. Quest’ultima è ancora più spettacolare e richiede maggiore coraggio e agilità. Lo stacco da terra avviene a due piedi, ma non del tutto sincronicamente, perché quello intorno agisce anche quando l’altro si è appena staccato dal suolo. In fase di atterraggio, per ammortizzare la caduta, si punta verso il basso il pallone già ben afferrato, facendogli toccare terra prima dell’avambraccio interno, che a sua volta precede l’esterno della gamba, le spalle e il busto. Se la palla arriva piuttosto bassa, il movimento di caduta si può fare arcuando il corpo di lato; la successione delle parti che toccano terra è: prima il piede, poi la parte esterna delle gambe, la coscia, l’anca, e da ultimo le spalle e il braccio. Il corpo si raccoglie subito avvolgendo il pallone e bloccandolo intorno allo stomaco-



Situazioni pericolose richiedono di effettuare con coraggio tuffi sui piedi dell’avversario in procinto di tirare. Il pallone va bloccato, più che con le sole mani, tra le mani e le braccia (per opporre una superficie maggiore). Nei casi più disperati è opportuno il tuffo a valanga, cercando di presentare davanti al pallone tutto il corpo, orientandolo trasversalmente.


Deviazioni e respinte

In alcune circostanze di gioco non è possibile o è assai rischioso intervenire in presa diretta. Occorre allora deviare sopra la traversa, o di lato dopo il tuffo. Altre volte, (come quando la parabola è molto alta o per la presenza di attaccanti avversari), il portiere deve usare una mano sola, preferibilmente quella più lontana dalla porta, per una migliore rotazione del braccio e del polso. Certe situazioni (pallone bagnato e viscido, o visto all’ultimo momento o calciato violentemente da distanza ravvicinata, mischia davanti all’area piccola) impongono altresì il ricorso alla respinta di pugno, anch’essa spesso preceduta da un balzo o un tuffo. Il pallone va mandato il più lontano possibile e in zone laterali. La respinta a pugni uniti è la più sicura e precisa (per la maggiore superficie in azione), quella a un solo pugno (data la maggiore ampiezza dello slancio) più potente e più “alta”.

Interventi di piede. Quando non si ha più il tempo di tuffarsi (ad esempio, per aver visto il pallone all’ultimo istante), l’estrema risorsa utile puòuando non si ha più il tempo di tuffarsi consistere nell’allungare di scatto la gamba, con prontezza di riflessi, per una deviazione di piede; così come talvolta si profila la necessità che il portiere si proietti fuori dall’area di rigore, con perfetta scelta di tempo e nessuna indecisione, ad anticipare l’intervento di un avversario, scagliando il pallone in avanti.

Rimessa in gioco

Quando il portiere si impossessa del pallone, tocca naturalmente a lui decidere in fretta se effettuare una rimessa a breve distanza oppure lanciare il pallone oltre la metà campo per far scaturire un’immediata azione offensiva. Suo compito è valutare altresì quando rallentare e quando velocizzare il gioco. Due tecniche vanno particolarmente curate:

I lanci con il braccio, che servono per passaggi precisi. Per far rotolare il pallone rasoterra verso un compagno vicino, si usa il lancio “da sotto”, effettuato con un movimento simile a quello che si attua nel bowling. Per raggiungere un punto distante si lancia a braccio quasi disteso all’infuori, con una leggera rotazione preliminare del busto, oppure a braccio alzato sopra la spalla, un po’ piegato, e rapidamente slanciato in avanti;

I rinvii con il piede. Dopo un “fallo di fondo”, è spesso il portiere a rimettere in gioco il pallone su calcio piazzato, per cui egli deve possedere la tecnica per calciare da fermo, soprattutto con il collo pieno del piede, più atto a rinvii potenti. Ma negli altri casi, una volta intercettato il pallone, se non ritieni opportuno lanciarlo con il braccio verso compagni vicini, effettua il calcio di rinvio in partenza dalla mano, o di controbalzo (per una traiettoria più lunga e tesa) o al volo (il pallone, tenuto da una sola mano, è da essa accompagnato verso il basso in prossimità del piede calciante; l’altra gamba è tesa e allungata, dopo il calcio, il corpo deve trovarsi in posizione un po’ sbilanciata in avanti lungo la direzione del tiro, e non di lato o tendente ad oscillare all’indietro). Il portiere deve curare anche una certa precisione, senza limitarsi a lanciare in avanti a caso.


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