Orfeo Zanforlin Allenatore Calcio

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mercoledì 6 gennaio 2010

“ IL TRAINING AUTOGENO “


Il mercoledì del mister



Con questo titolo non si vuole gratuitamente usare una di quelle parole difficili tanto per riempirsi la bocca, è la giusta definizione della traduzione di tecnica di autorilassamento. Ha lo scopo di farti raggiungere uno stato di passività assoluta tale da contemplare con indifferenza quanto accade nel tuo organismo o nella tua mente.


Ti consente di raggiungere:
REGOLAZIONE VASOMOTORIA: miglioramento della circolazione sanguigna
RECUPERO DELLE ENERGIE: particolarmente importante
AUTOSEDAZIONE:calma e serenità
MIGLIORIE MENTALI:memoria, attenzione e apprendimento
INTROSPEZIONE:presa di coscienza di te stesso

Mentre alcuni risultati si ottengono dopo qualche seduta, altri necessitano di un periodo che può variare da 4 a 5 mesi.
Il ciclo base, presenta SEI aspetti fondamentali:

Plesso solare - si raggiunge un progressivo rilassamento e calore a livello dei visceri addominali
Pesantezza - si giunge ad un rilassamento muscolare che si percepisce mediante la pesantezza
Calore - si realizza con maggiore afflusso di sangue di sangue nei muscoli interessati e rilassati che percepirai come calore o formicolio ed è dovuto all’aumento della temperatura
Cuore - sentirai il battito cardiaco a vari livelli del tuo corpo
Respiro - la funzione respiratoria progressiva liberata dalle influenze psichiche, si svolgerà sempre piu’ calma e regolare
Fronte - si ottiene sensazione opposta a quella di caldo, alla testa che è sintomo di stress, emozioni nevralgie

Il TRAINING AUTOGENO, devi farlo in un ambiente silenzioso fresco e poco illuminato. Le possibili cause di disturbo vanno eliminate o ridotte al minimo così come ogni condizionamento esterno. L’abbigliamento deve essere comodo, senza l’orologio, gli anelli , le scarpe.Proponiamo le due tecniche più usate e più semplici seduti in una poltrona adatta alla struttura del proprio corpo, nel senso che la lunghezza della coscia, del femore, deve essere simile alla lunghezza del sedile in modo che, da seduto si appoggi tutto il busto allo schienale, e le gambe non spingano in avanti ma appoggino bene a terra formando con il corpo un angolo a 90°. Le braccia appoggiate sui braccioli.

Un’altra tecnica di rilassamento distesi supini con le braccia leggermente piegate e le mani appoggiate su un materasso, le gambe un po’ divaricate e le punte dei piedi rivolte verso l’alto (a martello)Una volta raggiunta la posizione prescelta, l’atleta si dovrà concentrare, cercando d’isolarsi dal contesto circostante e cercando di focalizzare la propria attenzione ed energia sul proprio obiettivo (ad esempio l’approccio alla partita, oppure una situazione tattica da non sbagliare, o un gesto tecnico da eseguire, o un suggerimento del tecnico da rispettare, o un atteggiamento caratteriale da mettere in campo). Per aiutare a focalizzare la propria attenzione, l’atleta potrà ricorrere alla visualizzazione, ad esempio creandosi mentalmente un’immagine di quello che è l’obiettivo da raggiungere, concentrandosi poi su quell’immagine. Oppure potrà identificare una parola chiave, al massimo una breve frase, che possa riassumere quello che è l’obiettivo del proprio training autogeno, ripetendola mentalmente più volte e convogliando l’energia raccolta nella fase di rilassamento su quella stessa parola o frase.

Alcuni esempi pratici:

- l’allenatore chiede più concentrazione? La parola chiave da ripetere mentalmente può semplicemente essere “concentrazione” o “attenzione” o qualcosa di simile che richiama l’obiettivo; l’immagine con cui accompagnare il training può essere invece quella dell’atleta che nello spogliatoio si prepara con grande serietà e concentrazione.

- L’allenatore vuole una squadra/giocatore più aggressivo? La parola chiave può essere semplicemente “grinta” o “cattiveria” o “determinazione”; l’immagine che può aiutare potrebbe essere quella d’immedesimarsi in un contrasto di gioco, in una scivolata, ecc.

- L’allenatore vuole un giocatore/squadra che imponga il proprio gioco? La parola chiave può essere “Sono più forte, non devo aver paura”, ecc. L’immagine può essere quella di una giocata importante, un contrasto che intimidisce l’avversario, un recupero importante, un anticipo imperioso, ecc.

Non ci sono parole e immagini chiave valide per tutti: ognuno deve prima capire l’obiettivo e quindi tradurlo in una parola e in un’immagine. Poi procederà al training autogeno.
La corretta e continua applicazione, permetteranno di raggiungere risultati insperati ed importanti.


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